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Donna

Il primo maggio scrivevo: "soffro molto, ho sofferto molto per mali che ho ormai dimenticato..." . Quella persona oggi non sono più io, difficilmente i miei pensieri raggiungono vuotezza, ansia, depressione. La paura però c'è sempre, è la mia fedele compagna. Ultimamente sto familiarizzando con una nuova testa. Sono felicissima. Un anno fuori corso di laura inaspettato, difficile, fatto di crudezza bestiale, affetti autentici, emozioni realistiche. Con grande difficoltà sto prendendo le mie decisioni, pensando con la mia testa, coltivando passioni. Mi accorgo solo ora, di fronte alla tastiera, di essere diventata donna . Tutto quello che ho sempre desiderato. Ripeto che sono felicissima: nessun uomo può idealizzarmi, impartirmi ordini, farmi sua. Neanche le donne che ho conosciuto posso farmi loro. Voglio essere una creatura selvaggia e urbanizzata nello stesso momento, ed a quanto pare ci sto riuscendo. La spinta in avanti, da che è mondo è mondo, è la paura viscerale.

il giorno dopo l'esame di storia del cinema

Oggi è il primo maggio, ma questo non sembra avere alcuna rilevanza per me, se non per mia madre  che è a casa e per le persone che su instagram postano storie dei concertoni passati. Scrivo ancora una volta per fare chiarezza nella mia mente. Mi sono svegliata verso le due, e sono rimasta incollata al telefono fino ad ora, a questa ultima battuta dove cercando di studiare, sfoglio e sfoglio le pagine del libro senza mai concentrarmi. La mia testa è altrove: è iniziato il mio auto-processo infernale. Ieri ho affrontato un esame abbastanza ostico. La sera prima è stato difficile addormentarmi sia per la mia maniacalità che mi porta a voler conoscere ogni particolare alla perfezione, sia per via della mia incapacità di convivere con me stessa, specialmente sotto stress. Tremavo, respiravo a fatica, pensavo alla giustizia, a togliermi la vita. La mattina dopo ho sostenuto l'esame con tranquillità, era semplicissimo, io preparatissima... Ho passato il resto della giornata a veder film,
Il 3 febbraio 2020 scrivevo: Me ne sto un pò senza mutande, con la schiena china sul computer e due profonde occhiaie a scurirmi il volto. Studio quel minimo per riempire la mie giornate, fuori fa freddissimo. Non c'è più alcun posto dove posso rifugiarmi, sembra proprio che mi debba preparare ad un'altra ondata travolgente di cambiamenti nella mia vita.  Ieri sera sono stata male, ho pensato che fosse necessario togliermi la vita  prima che fosse "troppo tardi" per me e i miei fragili nervi. Andare avanti e continuare a costruire avrebbe significato solo  morte certa , che avessi provato a parlargli o meno. Perché sono debole, squinternata, e senza possibilità di redenzione.  Lo penso da quando ho 5 anni. Non sono fatta per questo mondo, sono troppo fragile per combattere le mie battaglie. Il ricordo dei miei pomeriggi dopo scuola rannicchiata dietro il termosifone a chattare con lei e a morire di paura mi fa una grande tenerezza. Questo a Marco non l'ho det